Fuochi di veglia

(Zona Editrice, 2006)
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Fuori dalle mura
Chiara è rondine che parte a cercar primavera, si abbandona all’ebbrezza del vento anche se ne teme la furia e le ferite, se ha paura del mare che dovrà affrontare, del deserto che dovrà attraversare. E’ fanciulla di fuoco e rigore, brama di libertà e ansia d’assoluto. Si scontra con Pietro, per lei al tempo stesso porta e muro. Chiara ha bisogno di Pietro: sente che solo lui può dare risposta alle domande che lei non osa ancora farsi. E Pietro risponde, con la sua sapienza, il suo ardore e il suo disincanto, con la sua malinconia, la sua paura di amare, il suo rifuggire la fiamma.

Fuochi di vegliaSara è rondine che rimane sui fili, rinchiusa in mura che tutti chiamano libertà, ferma in un inverno immemore e incredulo di primule, celando agli altri e a sé stessa il suo struggimento di vento. Sua nonna Giovanna, vecchia contadina che ha attraversato tutti i giorni e le notti dell’esistenza, torna nella notte di San Giovanni per accendere il falò e sciogliere in pianto quella montagna di neve che grava, “come una pietra di sepolcro”, sul petto della ragazza.

Chiara e Sara sono divise dai secoli e, soprattutto, dalla fine di un mondo. In entrambe, però, c’è la stessa struggente fragilità di creature sperdute in quell’inestricabile groviglio di ebbrezza e sofferenza, bellezza e crudeltà che è la vita, per chi voglia viverla appieno. Come il vento per le rondini.
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